Trattamento chirurgico delle alopecie cicatriziali

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Le alopecie cicatriziali: definizione

Il termine Alopecia Cicatriziale viene usato per indicare la perdita definitiva dei follicoli piliferi e dei capelli, di solito in chiazze, qualunque ne sia stata la causa determinante. L’elemento più significativo che caratterizza una alopecia cicatriziale è l’irreversibilità del processo patologico per la distruzione delle cellule staminali nella regione della protuberanza del follicolo pilifero.

L’alopecia cicatriziale può essere definita come “forma di alopecia permanente ab inizio, per distruzione dei follicoli piliferi, con atrofia e sclerosi che coesistono sempre anche se con predominanza diversa”.

Si distinguono due grandi gruppi di alopecie cicatriziali acquisite: le forme primitive e le forme secondarie. Laddove vi siano sufficienti prove cliniche, istopatologiche e sperimentali tali da dimostrare che il processo infiammatorio distruttivo sia rivolto in maniera specifica contro l’unità pilo-sebacea, parleremo di alopecie cicatriziali vere primitive o follicolari ( LINFOCITARIE, NEUTROFILE O MISTE). Nel caso contrario, introdurremo allora una seconda sottocategoria, quella delle alopecie cicatriziali vere secondarie o non follicolari (DA CAUSE FISICO-CHIMICHE: traumi, ustioni, radiodermiti, sostanze chimiche, esiti di interventi chirurgici; INFETTIVE O METABOLICO-DEGENERATIVE).

Non tutte le alopecie cicatriziali possono essere trattate mediante intervento chirurgico. In particolar modo nelle alopecie primarie (lupus eritematoso, lichen planus pilaris,..), la distruzione delle cellule staminali della zona del bulge dei bulbi piliferi causata dall’infiammazione provocata dalla risposta linfocitaria e anticorpale determina la definitiva scomparsa dei bulbi. Stesso destino possono avere gli innesti di capelli posizionati nell’ area affetta da alopecia cicatriziale, non garantendo i risultati dell’intervento di autotrapianto.

La terapia chirurgica è più indicata nei casi di alopecie secondarie, provocate da lesioni del cuoio capelluto secondarie a traumi ( incidenti automobilistici, lesioni sportive, legate ad infortuni sul lavoro), esiti di interventi chirurgici ( interventi di neurochirurgia, lifting),  ustioni termiche determinate dal contatto con sostanze calde come il metallo o scottature con acqua calda, ustioni chimiche causate dall’esposizione a sostanze corrosive quali acidi o alcali industriali, soluzioni detergenti, ustioni da radiazioni causate dalla eccessiva esposizione a quantità eccessive di radiazioni ionizzanti (raggi X o raggi gamma).

L’apporto di sangue in un’area cicatriziale solitamente è ridotto, in alcuni casi compromesso. I follicoli piliferi hanno bisogno di un apporto di sangue adeguato per sopravvivere e poter funzionare. Il medico specialista di chirurgia della calvizie deve sempre valutare l’apporto di sangue della zona cicatriziale:

  • Utilizzando varie tecniche per stabilire i percorsi e la vitalità dei vasi sanguigni in tale area;
  • Ponendo un numero limitato di innesti prova nell’area interessata prima di intraprendere una procedura più grande.

Un fattore importante da valutare è lo spessore del cuoio capelluto nella zona da sottoporre ad autotrapianto. Diversi tipi di cicatrici hanno proprietà differenti in materia di spessore e friabilità. Se la cicatrice si presenta molto spessa, ipertrofica, il tessuto cicatriziale può limitare l’accessibilità ai vasi sanguigni sottostanti.

Se la cicatrice si presenta molto sottile (atrofica), il tessuto cicatriziale potrebbe essere troppo sottile per poter sostenere i follicoli impiantati.

È sconsigliato eseguire un autotrapianto su tessuto cicatriziale esito di un intervento di neurochirurgia con sottostante lastra di metallo. La presenza di un dispositivo di metallo alla base può essere compromessa da un intervento chirurgico di autotrapianto o diventare il punto di inizio di una infezione batterica.

Caso clinico: Alopecia cicatriziale esito di piaga da decubito

Thomas, 25 anni, all’età di 18 anni in seguito ad un incidente stradale, rimane in coma per circa tre mesi. La presenza di una piaga da decubito in corrispondenza della zona occipitale esita in un’area cicatriziale priva di capelli (7 cm x 4 cm) (Fig.1)

Area cicatriziale

La cicatrice si presentava disomogenea sia per quanto riguarda lo spessore che l’irrorazione, per cui è stato eseguito un test d’attecchimento cioè il posizionamento di alcune FU( follicular Unit)  prova in diverse aree della cicatrice. L’estrazione delle grafts è stata effettuata mediante tecnica FUE (Follicular Unit Extraction) con motorizzato e l’impianto mediante tecnica DHI (Direct Hair Implant) (Fig.2)

Fig.2 Test d’attecchimento

A distanza di 20 giorni è stato fatto il controllo e tutte le FU avevano attecchito. (Fig.3)

Fig.3 Verifica del test d’attecchimento dopo 20 giorni

A questo punto si è ricoperta tutta l’area (Fig.4) con un numero adeguato di FU. Le unità follicolari sono state impiantate non troppo vicine le une alle altre, per consentire ad ognuna la corretta irrorazione e nutrimento. A distanza di tempo si è constatato che tutti i capelli impiantati sono ricresciuti (Fig.5).

Fig.4 Impianto delle FU nell’area cicatriziale

 

 

Fig.5 Capelli in ricrescita in corrispondenza dell’area cicatriziale a 7 giorni.

 


Fig.6 Capelli in ricrescita in corrispondenza dell’area cicatriziale a 30 giorni

 


Fig.7 Risultato a 6 mesi dall’intervento

Dr.ssa Elisa Francesconi, Medico Chirurgo Istituto Helvetico Sanders della Struttura Sanitaria di Perugia.

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